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In ogni sport in cui mi sono cimentato il limite è sempre stato il cielo. Prendi una racchetta in mano e sogni di essere sul centrale di Wimbledon, tiri un calcio al pallone e il primo pensiero è di segnare il gol decisivo in finale dei Mondiali, scendi su un parquet e speri un giorno di poter giocare in NBA. Poi cresci e, tranne in alcuni rari casi, la realtà ti sbatte in faccia che questi resteranno sogni per sempre, e che non farai mai parte di qualcosa di iconico. Insomma ti accorgi che non sarai mai uno "speciale".
Per la corsa non è stato così: forse perchè ho iniziato tardi, forse perchè da subito ho avuto la consapevolezza di non poter arrivare da nessuna parte, probabilmente perchè è stato fin da subito un passatempo per stare in forma e con amici. Ho da subito avuto la certezza che restasse qualcosa da fare per me, e in ogni caso sarebbe stato un successo.
Certo, non mentirò, anche io guardo con ammirazione e invidia le grandi imprese dei runners (e trail runners) che si danno battaglia su distanze impossibili e con tempi impossibili anche solo da immaginare, ma per qualche motivo li sento più vicini. Forse perchè partecipare ad una gara dove in lista iscritti c'è Eliud Kipchoge o Killian Journet non è così impossibile come essere iscritto ad un torneo con Jannick Sinner o con Lebron James.
Ammetto che quando ho capito questo, la visione delle mie (in)capacità podistiche è cambiata: può sembrare stupido ma credo che avere la possibilità di far parte di una infinitesimale frammento della storia di questo sport che amiamo (storia con la s minuscola, ma sempre storia) è uno dei più grandi orgogli che la corsa ci può dare. Allenarsi la sera, appena alzati, sotto la pioggia, sotto zero, a volte ci fa sentire più forti di chi "fa solo quello per lavoro". Partire a nostro spese e andare a gareggiare in posti sconosciuti solo per il piacere di farlo e per vedere se siamo migliorati.
E quando abbiamo la bravura e la fortuna di presentarci alla partenza coi mostri sacri di questo sport, iscritti a gare iconiche in posti magnifici, chiudiamo gli occhi, pensiamo al noi stesso bambino disilluso e ci accorgiamo che in fondo avevamo torto: noi siamo speciali.
Un anonimo Runnerpillar
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