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CORRERE NEL BUIO

Questo mio post potrebbe sembrare un elogio alla frontale, un saccente manuale d'uso o qualcosa di simile. In realtà è un modo per trascrivere (trasmettere mi sembra troppo ambizioso) le emozioni, le sensazioni e tutto ciò che circonda la corsa col buio.

Premetto che prediligo allenarmi al mattino molto presto o comunque alla sera e quindi il buio diventa il protagonista principale; questa scelta anche per non sottrarre del tempo alla famiglia e durante la settimana occorre incastrare gli allenamenti con il lavoro.
Finché gli allenamenti sono praticati nei parchi cittadini è sufficiente avere qualche striscia catarifrangente per farsi vedere e in linea di massima, anche i lungo Po, sono sufficientemente illuminati.

Da trailers quale sono, i miei allenamenti spesso sono off road e necessito di LAMPADA FRONTALE; ho provato quelle che si caricano con usb (negli ultra trail devi però avere nello zaino una power bank), quelle con pile ricaricabili, variatore di intensità, direzione del flusso, lumen e la scelta è davvero vasta ma quel che rimane è che il buio è buio e nulla lo fa diventare meno buio.

Forse una caratteristica fondamentale della frontale è che deve essere facile, pratica nel cambiare le pile; mi è capitato in piena notte di dovermi fermare poiché il fascio di luce iniziava a scarseggiare e se devi cambiare le pile la luce si spegne (sempre avere una frontale in più!).

Quando corri al buio in sentieri conosciuti bene o male riesci ad orientarti e riconosci quello che ti sta intorno; le cose si complicano durante le gare dove oltre alla fatica e all'ansia da prestazione devi andare a cercare con lo sguardo la bandella successiva (sempre che ci sia e che non sia stata tolta); correre di notte al buio vuol dire anche affinare la tecnica di corsa non trascinare i piedi, alzare le ginocchia, specie in discesa, al fine di evitare le inevitabili storte, inciampi vari.
Il problema è il fascio di luce che se diretto verso la punta dei piedi illumina dove stai appoggiando ma non illumina dove ti stai dirigendo e viceversa.

Ma allora i profani potrebbero obiettare: ma perché non te ne stai a casa? Sono un runner, un trailer, un malato, un drogato di corsa - vedi post "Correre è una droga, con la D maiuscola" - ogni momento, ogni occasione è quella giusta per correre non esistono il caldo, il freddo, la pioggia, il buio, sono tutte scuse per chi non è malato di corsa.

Quando corri con il buio sei ancora più solo, tutti i sensi sono accentuati e non nego che sale anche un po' di paura non so bene per che cosa ma il buio crea questa sensazione.
Sei solo col tuo fiatone e il battito cardiaco; tutti rumori enfatizzati dal buio totale e poi c'è Lei "la lampada frontale" che ti aiuta anche a creare piccoli gnomi d'ombra che si muovono attorno a te. Lei che rende protagonista una radice che fuoriesce dal terreno, Lei così coraggiosa che fa scattare qualche creatura del bosco e tu sei sempre lì a gestire la notte.

Poi arriva anche la nausea da lampada frontale dopo un tot di ore che corri fissando uno sballonzolante fascio di luce inizi ad avere una sorta di mal di mare; dopo tutte quelle ore inizi anche a comprimere le meningi e il rapporto inizia a complicarsi.
Però è anche così dolce e soffusa che se il ritmo della corsa, specie in salita, si fa più lento e cadenzato induce sonnolenza e, ahimè, senza accorgerti vieni travolto dai colpi di sonno.

Sempre i soliti profani si chiederanno: ma i colpi di sonno mentre corri?
Alcuni anni fa preparando la mia prima 100 miglia ho letto alcuni libri di atleti ultra endurance in cui raccontavano e spiegavano dei colpi di sonno, dei micro sonni, delle allucinazioni e pensavo che il tutto fosse un po' romanzato per necessità editoriali.
Mi sono dovuto ricredere poiché in più di un'occasione mi sono trovato a correre con gli occhi chiusi, svegliato di soprassalto da un inciampo; ricorderò sempre una notte nelle dolomiti friulane quando sono stato raggiunto dal mio "socio di corsa" che battendomi su una spalla mi disse: Maury ma saranno duecento metri che ti chiamo e stai zigzagando ma che fai? Semplice, stavo bellamente dormendo.
E' bello però ritrovarsi seduto su un prato senza saperne il motivo e accorgersi di aver fatto un inconsapevole micro sonno.

Un capitolo a parte meriterebbero le allucinazioni, che la suggestione, la fatica e, nel mio caso dopo una trentina di ore di corsa e con due notti senza soste significative, compaiono e ti fanno vedere a 2200 metri di altezza e, appunto, di notte, fotografi appostati, recinti con dei tori, anche l'udito viene coinvolto e un continuo vociare che si percepisce, rumori, versi e suoni.

Ma non sono solo, c'è la mia frontale che illumina la single track, il sentiero, la mulattiera e poi quello che ho visto, sentito, provato sono esperienze e sensazioni indimenticabili, mi emoziono ancora a raccontarle, e il tutto sarà sempre sul filo della realtà.
Intanto il buio scompare per lasciare il posto al sole e io continuo a correre.
La mia frontale la custodisco gelosamente nella tasca del mio zaino e lei sempre pronta a partire.

maurizio garassino, 23 febbraio 2018

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