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Il viaggio del campione italiano di 12 ore

Stefano Romano campione italiano di 12 ore, ultra runner, ultra speciale, ci racconta il suo viaggio alla conquista del titolo, il racconto è vietato alle persone che non sanno mettersi in gioco e ridere di se.
ANCORA COMPLIMENTI STEFANO.

Top ten Campionato italiano di 12 ore - Cinisello Balsamo Running Festival

10. Il viaggio dei teppisti
Sono due ore e mezza dal civico numero 72 di corso Svizzera, a Torino. Bagagliaio pieno, siamo in 5 in macchina, con Diana che come sempre spacca capelli, maroni e timpani a chiunque. Il conto alla rovescia parte ai meno 37 minuti, ed è un martellamento costante, snervante, la migliore anticipazione possibile per quello che dovrà succedere stanotte.
Quel che si dice la preparazione mentale ?

9. Il campo Rom
L'arrivo allo stadio intitolato a Gaetano Scirea è molto incoraggiante, inizio a salutare gli amici, siamo piazzati nel campo da calcio dietro alla porta, nella zona attigua alla pedana di atletica di salto con l'asta. Gialla Claudia Siddi mi dice di fare attenzione a non caderci dentro se avessi qualche problema, mostrando grande fiducia per le mie capacità. Ma non ce ne sarà bisogno, manco ci entrerò in tenda, scongiurando ogni pericolo perché dentro di me so che il rischio esiste.
Fine psicologia da circense ?

8. In carrrooozzaaaaa
Da buon uomo di spettacolo e cazzaro, il cerimoniale organizzato da Simone Spostandoillimite Leo prevede la lettura dei nomi di tutti i 133 i partecipanti alla singolare tenzone, se ci mettiamo 24 ore e 100 km prima e 6 ore dopo credo poco meno di 400. Ecco, ma quando mai vi capita che ad una 10 km di paese qualcuno legga tutti i nomi dei partecipanti? Questo è il bello delle ultra, il fare parte di una comunità che prima che di risultati e agonismo è fatta di esperienze, sentimenti ed emozioni. Orgogliosissimo di farne parte ?

7. Il ragazzo di montagna
Ad esempio mi capita di condividere parecchi giri con Max Manganini di professione ultratrailer birraiolo, che per un lungo periodo notturno è secondo dietro a chi scrive. Solo che quando lo vedo camminare non ce la faccio proprio a farmi i cazzi miei, mi converrebbe pure guardando la classifica. Fottesega, io lo sprono a seguirmi e riprendere a correre, perché anche se per qualche ora stavamo di fatto battagliando per il titolo, ci sono cose più importanti: ad esempio insegnare qualcosa, a stare nella sofferenza. Come ha fatto con me Edoardo, a Pisa.
Sei forte, credici! ?

6. Birranners
Menzione speciale al gruppo più colorato che attira la mia simpatia, i sedicenti Birranners, di cui Max fa parte. Raccontano che di consumi simili di oro liquido non se ne siano mai visti. Bah, sono sinceramente scettico, e con me uno dei maggiori esperti della questione, lo Ziaccio Stefano Castoldi che sorseggiando le sue lattine nere in completino azzurro osserva distaccato, con l'aria di chi la sa lunga.
Santone subito! ?

5. Il culo di Romano
Sempre lo Ziaccio ha sancito che ho un gran culo, in tutti i sensi, letterale e metaforico. Mancano i più forti, che snobbano l'evento e così mi ritrovo a guardare la classifica all'alba, i giri di vantaggio sono sempre due, non più su Max ma su un paio di cagnacci esperti, che so già non molleranno, fra i quali Massimiliano Martignoni. Adesso è il momento di tirare fuori tutta l'emotività positiva. Adesso è il momento di aumentare in pista e ricevere energie da Gabriele che mi segue ad ogni giro di pista. Secondo i miei calcoli ne mancano solo 10.
Che gran culo ?

4. Il cuore del lupo
Questa storia dell'aumentare verso il finale è un gradito ritorno, dopo due anni di acciacchi, ritiri e delusioni. Ho il mio modo personale di cambiare marcia in queste occasioni: colpo in testa con la base della mano destra, accelerazione e conseguente urlo. Visto da fuori appare probabilmente qualcosa di insensato, ma è un rito che mi accompagna dalla mia prima e migliore 12 ore, a Bussolengo nel 2018, quando ne feci 131 di km, anche quelli tutti in notturna. Mi dissero che sembravo un animale feroce.
In realtà, è solo che cerco di metterci il ??

3. L'asino
Faccio pure un giro in più del previsto grazie all'accelerazione finale, non mi resta che terminare gli ultimi 5 minuti con il cinesino in mano, di corsa sul tracciato con Claudia, Diana e Gabriele. Con le lacrime agli occhi dico a tutti che ci fermeremo davanti all'asino, e così facciamo. Non ho ben capito perché in periferia a Milano all'uscita di uno stadio ci fossero asini e caprette... di notte sentivo dei versi ma pensavo fossero allucinazioni uditive dovute alla fatica o al limite qualche ultra che si era appartato. No, l'asino esiste davvero. Diana decide che ci si deve fermare lì, quando manca un minuto e mezzo. Faccio dieci passi, lo poso per terra, torno indietro. Vedo le facce di chi sta finendo, felici. Abbraccio Max che mi ringrazia, abbraccio Claudia e la ringrazio.
Sono un asino e ho bisogno di una birra ?

2. I piedi del podio
Velocissimi i giudici a calcolare il residuo dell'ultimo giro, siamo a podio dopo meno di un'ora. Sono visibilmente raggiante, più cazzaro del solito e non perdo l'occasione di farmi notare salendo a piedi scalzi sulla posizione più alta. Mi hanno fatto soffrire, soprattutto la spina sotto il tallone sinistro. Le scarpe nuove come previsto mi hanno rallentato ma in qualche modo protetto nella gestione del dolore. Croce e delizia, stavolta non mi hanno abbandonato.
Nella strada verso i miei sogni ??

1. Papà, stasera offro io
Non resta che tornare a casa, in treno, più addormentato che mai. Ma le sorprese non sono finite, perché Gabriele dichiara di aver trovato 50 euro per terra in stazione. Inizialmente preso per bugiardo, stupisce tutti tirando fuori il malloppo. E così questa normalissima giornata termina con mio figlio, di 7 anni, che offre a tutti la cena perché il papà, che ne ha 40 più di lui, è Campione Italiano di ultramaratona.
Che bella cosa la normalità.
Adesso è davvero arrivato il tempo di chiudere gli occhi ?
gianmarco bardini, 07 maggio 2023

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